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  • Writer's pictureMattia Gazzola

Evangelion, l’anime senza tempo


“Evangelion è come un puzzle. Offriamo agli spettatori la possibilità di trovare le loro risposte, di immaginare il loro mondo. Molti si aspettano che forniremo loro dei manuali su Eva, ma non esiste nulla del genere. Ognuno di noi deve trovare la propria risposta”. Anno Hideaki


Shin seiki Evangelion (新世紀エヴァンゲリオン – ) nasce come serie televisiva d'animazione nel 1995. Creata dallo Studio Gainax, venne trasmessa sul canale nazionale Tokyo TV tra l'ottobre 1995 e il marzo 1996, viene riconosciuta come l’opera principale del regista Anno Hideaki. Perché Evangelion, che è un anime con contenuti a prima vista pressoché standard con svariate omissioni nella trama, diventa uno degli anime universalmente riconosciuti come capolavoro del genere nipponico?


Molte spiegazioni sul contesto apocalittico non vengono date, anzi, spesso non vengono fornite neanche le informazioni basilari come chi siano i nemici, definiti Angeli, e perché ci attacchino. La messa in scena del momento apocalittico non viene mostrata: il protagonista è un ragazzino che non rientra per nulla nei canoni di eroe e che non combatte mai per sua volontà. In più le scene di combattimento, in cui sono protagonisti i cosiddetti “mecha” qui identificati come EVA, ricoprono solo una piccola percentuale del tempo complessivo della serie.



Ma, nonostante ciò, grazie alla sua peculiarità, Evangelion non solo ha vinto l'Animation Kōbe Award nel 1996 e nel 1997, ma è sempre stato in cima a numerose classifiche di popolarità.


Quindi? Perché è così famoso? La stupenda e potente particolarità che risiede nello stravolgimento emotivo provocato dalla serie di Evangelion consiste nell’aver spostato il focus sul piano psicologico, sull’introspezione dell’animo umano e delle relazioni sociali, viste dal punto di vista di un quattordicenne, età in cui la sensibilità che risulta già di sua natura essere più fragile, verrà messa ancora più a dura prova da conflitti e obblighi che il protagonista si porterà appresso per tutta la storia come un fardello da cui elevarsi per comprendere prima sé stesso e poi anche gli altri come singoli individui.



Il tema portante dell'impossibilità di comprendersi reciprocamente attraversa le puntate, portando a galla il dilemma dell'esistenza umana e culminando in un'apocalisse ristretta al piano individuale. L'enfasi è posta sulla distruzione, non semplicemente del mondo materiale, ma del mondo interiore dell'animo umano. La ricorrenza del tema dell'anima enfatizza la vulnerabilità, la frammentazione e l'inevitabilità del crollo della psiche schiacciata sotto al peso dell'alienazione.


Questo ci fa capire come la serie che nacque in un periodo caratterizzato dalla stagnazione dell'industria dell'animazione e dalla conseguente inconsistenza dei prodotti proposti esercitò ed esercita tutt’ora una forte influenza su numerosi anime e autori successivi, non fermandosi all’ambito dei cartoni animati, ma ispirando artisti in svariati altri campi come ad esempio la citazione del cantante Oliver Skyes dei Bring Me The Horizon in “Lost”.


Se vi è sembrato interessante, beccatevi i my 2 cents di questo pezzo: a mio parere Evangelion merita parecchio, e anche i remakes usciti nel corso degli ultimi anni sono decisamente degni di nota, non solo perché colmano alcuni vuoti ma anche per la resa tecnologica che negli anni ha fatto passi da gigante, rendendo davvero merito a un cult senza tempo che può ancora ispirare i ragazzi di oggi alla comprensione del prossimo.




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